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Knygnešiai - i portatori di libri che sconfissero un impero

Scritto da Nellie Bly


Ogni anno, il 16 marzo, ci ricordiamo le persone che hanno rischiato la propria vita trafficando libri in lingua lituana, proibiti nell’impero Russo, creando così un movimento di resistenza con l’impegno di promuovere e preservare la lingua e la cultura lituana.


Immagine da Wikipedia

Nel 1795, dopo l’ennesima spartizione del Granducato della Lituania e Regno di Polonia, la Lituania si trovò divisa in quattro parti, trovandosi quindi sotto l’influenza austriaca, prussiana e russa. La maggioranza della Lituania finì sotto l’influenza russa. Lo Zar, per assicurassi la lealtà dei suoi nuovi sudditi, fece in modo che assimilassero la cultura russa. Secondo l’Impero Russo imporre la cultura russa sui lituani doveva essere facile poiché credevano che la Lituania non fosse una nazione unita e quindi facile da influenzare. Ma avevano torto. Ci furono diverse manifestazioni di resistenza in tutto il paese, arrivando pure nel 1863 ad avere una grossa insurrezione di 66 000 persone contro il governo russo. Purtroppo, gli insorti furono repressi e tanti di loro furono uccisi, mandati in prigione oppure deportati in Siberia.


Mappa della Lituania. Imagine di publico dominio

Nel 1864-1865 cominciò la vera e propria russificazione. Nel 1864 Mikhail Muranvyov, Governatore in Lituania, proibì l’utilizzo dell’alfabeto latino-lituano (nell’alfabeto lituano ci sono diversi accenti che non si trovano nell’alfabeto tradizionale latino) imponendo quello cirillico. Nel 1866 venne ufficialmente proibito la stampa in lingua lituana e i bambini dovevano andare per forza nella scuola del governo imperiale per imparare la cultura e la lingua russa.


Per combattere queste ingiustizie, la resistenza patriottica si intensificò e nacquero quindi i primi knygnešiai – i portatori di libri – che desideravano ardentemente salvare la cultura e lingua lituana. Poiché non potevano stampare i libri lituani nel territorio russo, facevano stampare i libri all’estero (di solito in Prussia), per poi trafficarli di nascosto, rischiando la propria vita per diffonderli.


Imagine da Wikipedia di Motiejus Valančius

Questi lavori clandestini cominciarono come piccole organizzazioni, ma nel 1867 diventarono delle organizzazioni su grande scala grazie al vescovo e scrittore Motiejus Valančius, oggi conosciuto come una delle figure lituane più importanti del XIX secolo. In quel periodo la Chiesa cattolica era simbolo della resistenza in quanto l’impero russo imponeva la religione ortodossa. Valančius cominciò questo suo lavoro con un gruppo di preti divulgando testi religiosi in latino stampati in Prussia. Col tempo, visto che l’organizzazione diventava sempre più grande, cominciarono a trasportare anche testi originali in lituano (tra cui anche scritti di Valančius), giornali, libri di testo, folklores e tanto altro. Si stima che Valančius abbia fatto trafficare più di 19 000 libri. Inspirati da Valančius si crearono tante altre organizzazioni, tra cui Stella del mattino, Rinascita e Verità. Si dice anche che più di 700 copie arrivarono dagli Stati Uniti, dove c’è una forte comunità lituana che sosteneva i loro compatrioti alla resistenza.


Nonostante ci fossero tanti knygnešiai questa attività era molto pericolosa, perché le frontiere erano altamente controllate con tre livelli di controllo. Nel primo livello di controllo (cominciando dall’esterno) i soldati erano posizionati così densamente che si dice che si potevano guardare in faccia, anche il secondo fronte era molto sorvegliato e il terzo livello corrispondeva alla polizia russa che girava tra i villaggi e le città. Se si veniva scoperti si veniva legati e frustati, mandati in prigione o in Siberia, e se si provava a scappare si veniva fucilati all’instante. I libri confiscati, invece, venivano bruciati. Tante persone hanno sofferto e sono morte per il solo desiderio di mantenere la loro cultura. Per eludere le file dei soldati che sorvegliano la frontiera, i knygnešiai hanno dovuto trovare mille modi per passare inosservati. Tanti si travestivano, nascondevano libri in borse e i giornali sotto i vestiti. Hanno sfruttato anche i treni e i sottofondi delle carrozze. Alla fine dell’Ottocento la resistenza divenne sempre più “creativa”: per scavalcare il bando dei libri lituani cominciarono ad usare tavolette d’argilla poiché non erano considerati libri, corrompevano i poliziotti russi e crearono delle scuole segrete lituane nei villaggi oppure presso le chiese.


Immagine da Wikipedia di Jurgis Bielinis

Alla morte di Valančius nel 1875 il suo successore fu il suo fedele collaboratore Jurgis Bielinis, un forte nazionalista di umili origini contadine che era diventato un importante intellettuale, parlava quattro lingue e aveva studiato all’università di Riga. In quell’epoca si creò infatti un nuovo tipo di classe sociale molto attiva nella politica e nella resistenza, la classe dei contadini-intellettuali. Si stima che l’86% dei knygnešiai fossero contadini-intellettuali. Nel libro La Storia della Lituania Zigmantas Kiaupa afferma che i contadini sono “i più fedeli utilizzatori della lingua lituana”, poiché di fatto la nobiltà usava soprattutto la lingua polacca legata al periodo in qui c’era il Granducato Lituano e il Regno di Polonia. Gli altri knygnešiai erano insegnanti, commercianti, clerici e nobili, sia uomini che donne. Bielinis divenne una figura di spicco nella resistenza e, riprendendo il lavoro del suo predecessore, ingrandì ancora di più il traffico dei libri, arrivando a far entrare la metà dei libri che attraversavano ogni giorno le frontiere, diventando così il “Re dei portatori dei libri”. Questa grande rete di knygnešiai si basava su abbonamenti pagati in tutta la Lituania (e da lituani in Lettonia) che finanziavano la stampa dei libri all’estero, che poi venivano distribuiti nel paese agli abbonati. Non si sa quanti libri abbiano attraversato in totale la frontiera ma nel periodo 1891-1901 gli ufficiali russi hanno confiscato più di 173 259 pubblicazioni, e tra il 1901 e il 1904 il numero era il doppio. Nonostante tutto ciò, si stima che in totale fossero circa un milione di libri importati con successo.


Nel 1880 sul giornale Aušra (Alba) si cominciò a parlare dell’indipendenza lituana. Da quel momento i lituani intensificarono la loro resistenza, dove tutti ne furono coinvolti, creando rappresentazioni teatrali sulla resistenza e sulla cultura lituana e incontri politici mascherati da picnic. All’inizio del XX secolo il governo russo ricevette più di 100 richieste d’indipendenza lituana. Di fatti il prete Julijounas Kaspervacivius afferma che:

“Il lavoro di ripristino dell’indipendenza della Lituania iniziò non nel 1918 [quando la Lituania si dichiarò uno Stato], ma piuttosto all’epoca dei trasportatori di libri. Con fasci di libri e opuscoli sulle spalle, questi guerrieri furono i primi a iniziare a preparare il terreno per l’indipendenza, i primi a diffondere l’idea che fosse imperativo liberarsi dal pesante giogo dell’oppressione russa”

Da quel momento l’impero russo cominciò a rendersi conto dell’impossibilità di eliminare la lingua e la cultura lituana. La russificazione non aveva funzionato come volevano. Inoltre, il bando della stampa lituana cominciò ad essere impopolare tra gli intellettuali russi. Nel 1894 il Concilio dei Ministri russi dichiarò il bando un fallimento, e dieci anni dopo, nel 1904, lo eliminarono definitivamente. Questa decisione era puramente politica, poiché desideravano riappacificarsi con le minoranze dell’impero per ricevere aiuto durante la guerra russo-giapponese. Ma il primo tassello del domino era stato già fatto cadere e l’indipendenza stava per arrivare. Con figure come Jurgis Blinis la Lituania stava andando verso la liberazione, che fu dichiarata nel febbraio del 1918.


Ancora oggi i sacrifici di tanti uomini e donne knygnešiai sono ricordati con onore e ammirazione. Ogni anno il 16 marzo, il giorno del compleanno di Jurgis Blinis (che sfortunatamente non ha visto l’indipendenza poiché è morto un mese prima), vengono celebrati le azioni eroiche di queste persone che non hanno impugnato armi, ma libri, per sconfiggere un impero.

 

Per ulteriori informazioni su questo tema (in inglese):



Immagine da Amazon

Oppure se volete leggere un romanzo su questa storia, vi consigliamo di leggere il libro in inglese: Words on fire di Jennifer A. Nielsen.


Descrizione del libro su Amazon:

New York Times bestselling author Jennifer A. Nielsen transports readers to a corner of history with this inspiring story of a girl who discovers the strength of her people united in resisting oppression.


Danger is never far from Audra's family farm in Lithuania. She always avoids the occupying Russian Cossack soldiers, who insist that everyone must become Russian -- they have banned Lithuanian books, religion, culture, and even the language. But Audra knows her parents are involved in something secret and perilous.In June 1893, when Cossacks arrive abruptly at their door, Audra's parents insist that she flee, taking with her an important package and instructions for where to deliver it. But escape means abandoning her parents to a terrible fate.As Audra embarks on a journey to deliver the mysterious package, she faces unimaginable risks, and soon she becomes caught up in a growing resistance movement. Can joining the underground network of book smugglers give Audra a chance to rescue her parents?

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