Secondo una ricerca recente, si parlano circa 7000 lingue nel mondo di oggi. Molti scientifici e psicologhi si sono interessati al comportamento delle persone e hanno scoperto che il nostro modo di pensare poteva essere strutturato dalla lingua che parlavamo.
Un caso del tipo è quello dei Kuuk Thaayore in Australia. Nella loro lingua non esistono le parole “destra”, “sinistra”, “avanti” e “indietro”. Invece, loro usano i punti cardinali: Nord, Est, Ovest e Sud. Perciò se parlate questa lingua, dovrete dire frasi del tipo: “Scusatemi signore, però potrebbe spostarsi sul suo nord-ovest?” o “Soprattutto, non panicate però avete un ragno velenoso sulla vostra gamba sud-est.”
Questo significa che secondo la nostra cultura e lingua, interagiamo e reagiamo in diversi modi. Per esempio, il concetto di tempo può essere differente a secondo della lingua che parliamo. Guardiamo l’immagine seguente:
Se chiedo a una persona di lingua occidentale di ordinare queste immagini, molto probabilmente, lo farà della sinistra alla destra perché noi visualizziamo il tempo della sinistra alla destra, però se chiedo la stessa cosa a una persona la cui madrelingua è l’ebraico o l’arabo (quindi scrivono della destra alla sinistra) ordinerà le immagini dalla destra alla sinistra. Adesso, se riprendiamo l’esempio precedente dei Kuuk Thaayore e applichiamo questo esercizio, cosa succede? È quello che ha voluto scoprire Lera Botodistky, una specialista dell’influenza del linguaggio sul modo di pensare che lavora al l’università di Stanford. Ha trovato che qualsiasi la loro posizione, i Kuuk Thaayore dirigeranno la loro risposta dal l’est a l’ovest!
In altre lingue e culture, il concetto del tempo è ancora differente. Per gli Aymara che vivono nelle Ande, il passato è davanti e il futuro è dietro perché si può vedere il passato ma non il futuro. Nello stesso genere, in mandarino esistono rappresentazioni del tempo verticali dove il passato è sopra e il futuro sotto.
Il dibattito sopra l’influenza della lingua sul pensiero dura da anni, e ha cominciato quando l’antropologo Benjamin Lee Whorf ha pubblicato un articolo in 1940, suggerendo che la nostra madrelingua limita quello che siamo cappabili di pensare. Nonostante un inizio promettente, la ricerca di Whorf è rapidamente collassata quando le persone si sono rese conto che non c’erano mai stato prove comprovando le sue affermazioni. Però, alcuni anni fa, gli scientifici si sono interessati di nuovo a la sua teoria e i risultati sono stati più tosto sorprendenti perché le ricerche hanno rivelato che in effetto, quando impariamo la nostra madrelingua, acquisiremo abitudine di pensiero che influenza le nostre esperienze in molti modi.
Un’esperienza interessante del tipo è stata realizzata con soggetti tedeschi e spagnoli.
I due gruppi hanno ricevuto un’immagine di una chiave e di un ponte e sono stati chiesti di scrivere aggettivi che li inspiravano i due oggetti. Per il ponte, i tedeschi hanno usato aggettivi come “elegante”, “bello”, “sottile” e hanno più tosto detto che la chiave era “funzionale”, “pratica”, e “ben progettata”.
Però gli spagnoli hanno fatto esattamente il contrario. Hanno trovato che la chiave era esteticamente attraente e il ponte funzionale.
Perché un tale contrasto?
Non è culturale ma linguistico, la parola “ponte” è femminina in tedesco e mascolina in spagnolo e è il contrario per la parola “chiave”.
Questo ci dimostra proprio che il linguaggio influenza il nostro modo di vedere il mondo.
Un altro esempio con i generi maschili e femminili può essere osservato in un'altra esperienza. Questa volta, gli scientifici hanno confrontato bambini finlandesi e bambini ebrei. Si deve sapere prima di tutto che la lingua finlandese è neutra e che nella lingua ebrea, anche la parola “tu” dipende del genere dell’individuo. Questa esperienza ha rivelato che i bambini parlando ebreo si rendono conto dei generi delle persone un anno prima di quelli finlandesi.
Ma le ricerche non si fermano qui perché molti studi hanno dimostrato che quando si parla più di una lingua, il nostro comportamento cambia. Lera Boroditsky ha detto: “quando impariamo una nuova lingua, non impariamo solo un nuovo modo di parlare ma anche un nuovo modo di pensare.”Secondo il psicologo e economista Daniel Kahneman (premio Nobel in economia), il nostro cervello avrebbe due modi di funzionare: Il sistema 1, che ci da risposte intuitive, più rapide e efficace, ma che ci fa commettere molti errori; e il sistema 2, che utilizza il ragionamento.
Nella nostra madrelingua, il sistema 1 è più facilmente attivato. Lo sforzo supplementare richiesto per usare un'altra lingua sveglierebbe il sistema 2, più “pigro” ma anche più logico.
Effettivamente, parlare altre lingue ci fa sentire differente. Un soggetto afferma che si sente “attento, riservato e scomodo” quando parla russo, però quando parla in inglese, si descrive come “curioso, aperto e libero”. Un altro testimonio, che è bilingue inglese-spagnolo, dice che si sente “sofisticato, elegante e soave” quando si esprime in francese.
La spiegazione di questo cambiamento non è difficile: associamo una lingua a une cultura.
Uno studio americano realizzato da Nairan Ramirez-Esparza a l’università di Connecticut, ne ha fatto l’osservazione. Ha chiesto a un gruppo di persone americano-Messicano di descriversi. La ricercatrice ha quindi notato che quando scrivevano in spagnolo, i soggetti parlavano della loro relazione con le loro famiglie, la loro vita coniugale e i loro hobby. In inglese, parlavano delle loro carriere, dei loro colleghi e della loro vita quotidiana. Nairan Ramirez-Esparza attribuisce questo cambiamento di personalità e la concentrazione sopra alcuni valori al fatto che la lingua utilizzata condiziona il nostro comportamento.
In conclusione, si può dire che, si, la lingua che parliamo influenza il nostro comportamento. Questo è perché una lingua viene con una cultura e un modo di pensare che non possiamo ignorare. Ma non c’è solo questo, c’è anche il modo nel cui vediamo il popolo che parla la lingua nella quale ci esprimiamo. Si può vedere con i tedeschi per esempio, che gli altri magari vedono come veramente organizzati o con gli spagnoli che hanno la reputazione di fare il pisolino ogni pomeriggio. Tutti questi sono solo cliché però è solitamente il primo contatto che abbiamo con le diverse culture. Quindi dobbiamo imparare a superare le idee che abbiamo sopra alcune cose e trovare dalla nostra propria esperienza la verità che ci permetterà di realmente scoprire nuove cose, ma sopra tutto, di scoprire noi stessi.
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