Scritto da Matilde R., S6 IT
L’1 dicembre è la giornata mondiale contro l’AIDS, una malattia infettiva e sessualmente trasmissibile causata dal virus dell’HIV, che colpisce il sistema immunitario e ne causa una lenta e progressiva distruzione. Sin da quando è stata scoperta, nel 1981, se ne è sentito molto parlare e forse è proprio per questo se esistono molte false informazioni e pregiudizi sulle persone sieropositive. E’ quindi molto importante cercare di informare tutti, specialmente i giovani, sui veri rischi di questa malattia, su come viene trasmessa e su come proteggersi.
Il professor L’Episcopo, capendo quanto sia importante far conoscere questo tema molto delicato ed importante, ha proposto alle sue classi di sesta e settima di guardare un film un mercoledì pomeriggio dopo scuola.
Il film in questione è Philadelphia, film pluripremiato, girato nel 1993 e con protagonista Andrew Beckett ( Tom Hanks ), un brillante avvocato malato di AIDS e omosessuale. Lui cerca in tutti i modi di nascondere queste due caratteristiche ai soci dello studio in cui lavora ma, quando questi lo scoprono, non tollerando la presenza nel loro studio di un omosessuale, per di più affetto da una malattia mortale e inguaribile, simulano un licenziamento per giusta causa. Andy però capisce il vero motivo del licenziamento e decide di rivolgersi a Joseph Miller, un altro avvocato. Questo, inizialmente riluttante, accetta il caso, sfidando i pregiudizi sociali e suoi personali nei confronti dei gay e dell'AIDS.
Personalmente questo film mi ha colpito molto per il modo in cui affronta i due principali temi trattati. Infatti si parla esplicitamente di omosessualità e AIDS e questo permette un approfondimento su alcun dei loro aspetti e porta a galla alcuni dei tabu ancora oggi presenti rispetto a questi temi. Uno di questi è, ad esempio, il modo in cui avviene la trasmissione del virus dell’HIV. Infatti molta gente, come mostrato nel film dall’avvocato Miller, pensa che questo virus possa essere trasmesso semplicemente avendo dei contatti fisici con un malato, quando in realtà non è così.
Delle tante scene del film vorrei ricordarne una in particolare, in cui viene interrogata una donna malata di AIDS che è stata contagiata a causa di una trasfusione di sangue. Nella scena, i soci sono solidali con lei in quanto, secondo loro, lei non ha nessuna colpa per quello che le è successo. A differenza sua, invece, credono che Andy sia responsabile della sua situazione perché ha contratto il virus dopo aver avuto un rapporto sessuale con un altro uomo. La donna però non è d’accordo con loro e dice che, qualunque sia stato il motivo della trasmissione, tutti i malati di AIDS sono uguali. Questa scena mi ha fatto riflettere molto in quanto mostra come i pregiudizi possano farci avere due visioni opposte su due persone che sono nella stessa situazione ma ci sono arrivati per motivi diversi. Si potrebbe pensare che sia logico avere la stessa visone della donna, ma anche oggi c’è molta gente che crede alla versione dei soci. Non è stata davvero colpa di Andy, in quanto all’epoca non c’era molta informazione sull’AIDS, ma molti pensano che sia stata colpa sua solo perché omosessuale. Per questo è importante fare informazione su questi temi, in modo da evitare sia i pregiudizi sulla malattia sia la malattia stessa.
Ma questo film non è solo un film sull’AIDS. E’ un film che parla di amicizia e di crescita personale. E’ un film in cui, mentre un uomo si avvicina sempre di più alla morte, un altro grazie all’amicizia di un malato terminale supera i suoi pregiudizi ed inizia davvero a vivere. E’ un film commovente che in alcuni punti sembra quasi essere un inno alla vita che suggerisce di sfruttare tutte le opportunità che abbiamo e di non fermarci davanti a preconcetti sociali.
Per concludere, ho trovato in “Philadelphia” un bellissimo film che porta a riflettere su temi molto importanti di cui ancora oggi non si parla abbastanza. Per questo è fondamentale informare i ragazzi su di essi e la scuola è il luogo perfetto per farlo, in quanto noi spesso la vediamo come un luogo in cui ci sentiamo rinchiusi, come in una prigione, e dove si svolgono solo attività noiose, ma non deve essere per forza così. E’ grazie ad attività come questa, che hanno uno scopo didattico ma sono piacevoli, che si potrebbe infatti migliorare il rapporto che noi studenti abbiamo con la scuola. Queste attività infatti, oltre ad essere meno noiose, spesso sono anche più efficaci rispetto alle normali lezioni e possono essere un buono spunto di riflessione e apprendimento. Perché potrò anche non ricordarmi a memoria tutte le conseguenze mediche dell’AIDS studiate in una lezione di biologia, ma di sicuro mi ricorderò di Andy, un malato terminale che ha aiutato un uomo a superare i suoi pregiudizi e che mi ha insegnato che questi spesso non hanno motivo di esistere.
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